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Livelli di analisi della FSC In linea con quanto sostenuto precedentemente, i livelli di analisi presi in considerazione dalla FSC sono così raggruppati: AREA VERBALE Vocale Scritto (manuale) Scritto (digitale)
AREA NON-VERBALE Cinesica (occhi, viso, bocca, testa; movimenti del corpo; postura; gesti) Prossemica (distanza, contatto, posizione nella stanza) Pralinguistica (pause, tono, timbro, intensità, velocità) Digitale Grafico Musicale
· Studio dinamico dei Profili/Stili Cognitivi piuttosto che valutazione statica delle Abilità
Il tema dell’intelligenza è, sin dalle origini della psicologia un tema controverso. In particolare la valutazione delle abilità cognitive è stato, e per molti aspetti lo è tutt’ora, l’approccio più frequente allo studio del funzionamento cognitivo. Un più innovativo approccio allo studio dell’intelligenza è quello che si propone un’osservazione dettagliata delle modalità di raccolta ed elaborazione delle informazioni tipiche di una singola persona. In questo modo è infatti possibile comprendere lo stile conoscitivo di ogni persona. Conseguentemente è quindi possibile definire interventi e percorsi formativi che sfruttano pienamente le potenzialità di ciascun individuo e, d’altro canto, tengono conto di eventuali aree di difficoltà specifiche. In breve, conoscere il profilo cognitivo di un individuo (piuttosto che una più sintetica indicazione sull’Età Mentale) consente, sia al professionista che alla famiglia di focalizzare i punti forti ed i punti deboli di quella singola persona (Lohman e Rocklin, 1995; Furnham, 1995).
Fondamenti teorici della FSC nell’Autismo
· Ruolo del deficit nella teoria della mente Un aspetto che da diversi anni ha ormai attirato l’attenzione di studiosi e ricercatori nell’ambito dell’Autismo è l’ipotesi del deficit nella teoria della mente. I teorici di questo orientamento suppongono che all’individuo con Autismo manchi, o sia danneggiata la capacità metarappresentazionale: non sono in grado di attribuire correttamente alle altre persone stati mentali come conoscenze e credenze; al contrario il loro pensiero su ciò che accade e sulle azioni di chi li circonda si fonda solo sugli eventi osservabili della realtà. In altri termini, non hanno la capacità di mentalizzare. Tale funzione potrebbe essere innata (Happé, 1994: 38-39; Baron-Choen et al., 1993: 112-121). In particolare questa difficoltà si colloca alla base di una numerosa serie di impedimenti nella interazione sociale, nello svolgersi degli scambi comunicativi, sia in termini di qualità che di quantità delle comunicazioni e delle narrazioni prodotte (Bruner e Feldman, 1993). Nella FSC sono previsti specifici interventi di potenziamento delle competenze metarappresentazionali, quando sono riscontrate difficoltà specifiche relative a quest’area dell’interazione sociale.
· Ruolo dell’ansia e della gestione dei vissuti emotivi Molti Autori hanno sottolineato il ruolo che le emozioni e la gestione delle emozioni hanno nella vita delle persone con Autismo. In particolare, rispetto alle difficoltà nell’area delle comunicazione e dell’interazione sociale, Tinbergen (1984) ha sostenuto che nelle valutazioni delle competenze in ambito sociale, le persone con Autismo hanno un basso rendimento poiché non sono riescono ad esprimere adeguatamente le proprie potenzialità. Difatti è frequente che l’ansia sociale renda i contesti comunicativi ingestibili. La FSC, come già descritto, è un metodo globale di trattamento della comunicazione, pertanto è in grado di tener conto anche degli aspetti emotivi coinvolti nei processi comunicativi. Per esempio, il non riuscire a pronunziare il proprio nome quando viene richiesto non viene automaticamente considerato come incapacità verbale; si tiene invece conto anche di ciò che succede contestualmente alla richiesta effettuata: se la persona mostra un aumento di risposte non-verbali d’ansia si ritiene possibile che la capacità sia effettivamente presente ma che la risposta appropriata sia stata impedita da un sovraccarico emozionale. Di conseguenza, nell’intervento, si cercheranno canali meno ansiogeni per l’utente attraverso cui potenziare le competenze comunicative.
· Ruolo della famiglia nel potenziamento delle competenze comunicative Un ruolo estremamente importante è quello svolto dalla famiglia e dalle altre persone psicologicamente significative per la persona con disturbo della comunicazione, in particolare se il disturbo è di tipo autistico. L’immagine che gli altri hanno dell’utente e delle sue possibilità comunicative è alla base della qualità e difficoltà delle richieste che sistematicamente gli vengono rivolte. A questo riguardo colpisce la drammaticità delle dichiarazioni di alcune persone con Autismo che, tramite la tecnica della Comunicazione Facilitata hanno con rabbia lamentato il fatto di essere stati trattati come ‘ritardati’ quando invece la loro principale difficoltà era di tipo espressivo (Connor, 1993). Nella FSC l’attenzione ai con-testi di produzione della comunicazione (oltre che soltanto ai testi) è una chiave di comprensione indispensabile per accedere ai processi disfunzionali che ostacolano la comunicazione interpersonale.
· Ruolo del Sostegno Fisico/Psicologico Molto spesso viene sottovaluto il ruolo del sostegno nel potenziamento delle competenze comunicative. In particolare nei soggetti che hanno difficoltà nell’abito del linguaggio e/o della interazione sociale, la possibilità di sviluppare maggiori abilità comunicative è condizionata fortemente dal sostegno fornito dall’ambiente circostante. A questo proposito, ritengo particolarmente importanti le considerazioni di alcuni importanti teorici della Comunicazione Facilitata, tecnica nei confronti della quale la FSC, pur in una chiara differenziazione, mantiene delle connessioni applicative rilevanti. Come è probabilmente noto, nella Comunicazione Facilitata è centrale il ruolo del sostegno che il ‘facilitatore’ fornisce al ‘facilitato’ sorreggendo il polso della mano con cui quest’ultimo digita le lettere sulla tastiera. D’altra parte è cruciale un altro tipo di sostegno, quello psicologico, consistente nella fiducia per così dire incondizionata che il ‘facilitato’ possegga capacità e potenzialità maggiori a quelle che abitualmente ci si aspetta da lui. Questo secondo tipo di sostegno viene considerato almeno altrettanto importante di quello fisico (Biklen, 1990; Cadei, 1996; Sonnenmeier, 1993).
A spiegazione del funzionamento della Comunicazione Facilitata con persone affette da Autismo è stata posta, sin dalle prime teorizzazioni, l’ipotesi dell’aprassia (Biklen, 1990). Rispetto al ruolo effettivamente svolto dall’aprassia nell’Autismo si sono nel tempo susseguite molteplici dibattiti. Per esempio, nel famoso articolo pubblicato su American Psychologist Jacobson et al. (1995) contestano l’esistenza di questa correlazione fra Autismo ed aprassia in quanto non vi sono evidenze scientifica. Pur senza entrare nel merito di questo dibattito, mi sembra doveroso sottolineare come attualmente è possibile ipotizzare che non tutte le persone con diagnosi di Autismo condividano uno stesso percorso eziopatogenico. In altre parole, seppure a fronte di uno stesso quadro sintomatico, le cause e le modalità di sviluppo dell’Autismo non sono necessariamente le stesse. Conseguentemente è lecito supporre che se per alcune persone una forma nascosta di aprassia può costituisce un effettivo ostacolo alla comunicazione, per altri individui possono invece essere altri i reali impedimenti e di conseguenza devono essere differenti gli approcci da adottare per l’incremento della comunicazione.
Organizzazione di un Intervento di FSC
Coerentemente con l’impostazione sperimentale dell’intervento, nella realizzazione di un intervento si susseguono ciclicamente fasi di Osservazione e fasi di Intervento. Le fasi di osservazione hanno durata di una settimana, mentre le fasi di Intervento hanno una durata di 3 settimane.
TSPLOT di L. V. (09/2003 - 11/2003) |
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La durata complessiva di un intervento viene stabilita a conclusione di un iniziale periodo di osservazione è varia fra i 6 ed i 12 mesi. Sono comunque previsti dei follow up e degli interventi integrativi successivi, su richiesta della famiglia utente. A conclusione dell’intervento viene offerto un addestramento ai familiari nell’utilizzo autonomo dei Programmi di Intervento rivelatisi più vantaggiosi per l’utente. Tra i Programmi di Intervento elenchiamo, fra gli altri: tecniche di verbalizzazione tecniche di drammatizzazione addestramento ai copioni di interazione (comic strip conversation) addestramento alla teoria della mente (social skills stories software project) dialogo sonoro (musicoterapia evolutiva) facilitazione della comunicazione con sostegno fisico (con eventuale ricontestualizzazione di interventi di comunicazione facilitata) esperienze sociali di comunicazione in gruppo tecniche pittoriche espressivo verbalizzazione di produzioni espressive scritte, grafiche e/o musicali/sonore Ciascuna tecnica viene adattata alle caratteristiche del singolo utente, così come gli obiettivi a medio e lungo termine ad esse relative.
Sintesi schematica di un Intervento di FSC |
Riferimenti Bibliografici –Baron-Choen S., Tager-Flusberg H. e Choen D. (1993) Understanding Other Minds: Perspective from Autism. Oxford University Press.
© Arturo Mona 2004. |
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